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domenica 4 dicembre 2011

Prossime iniziative

Mercoledì 14 dicembre alle ore 18.30 nella sala Mons. Pollio della Chiesa di San Biagio in Galatina il prof. Pietro Congedo presenterà il suo volume intitolato: La Biblioteca "Pietro Siciliani" di Galatina. Istituzione del preziosissimo corredo librario ed una storia secolare molto travagliata.
 Presenterà il lavoro del prof. Congedo il dott. Alessandro Laporta.

Venerdì 16 dicembre ospite del Centro Ecumenico Oikos l'Archimandrita greco ortodosso Ignatio Sotiriadis rappresentante europeo a Bruxel terrà una conferenza sul tema: L'Europa e i giovani: fede e speranza.

Lunedì 19 dicembre alle  ore 18.30 nella Sala Consiliare del Palazzo Municipale di Cutrofiano in Via Bovio si terrà una conferenza sul tema "Beati i miti perchè avranno in eredità la terra" inserita nel progetto annuale : "In una terra ospitale educhiamo all'accoglienza". L'incontro di lunedì 19 dopo i saluti del Sindaco dott. Oriele  Rolli,  vedrà la partecipazione del prof. Furio Biagini docente di storia dell'ebraismo presso l'Università del Salento e il prof. mons. Michele Lenoci,  biblista presso la Facoltà Teologica Pugliese. I lavori saranno introdotti dalla presidente Rossella Schirone. Presiede Mons. Quintino Gianfreda Vicario generale della Diocesi di Otranto.

domenica 2 ottobre 2011

Cos'è Oikos?

Il Centro Ecumenico Oikos " p. Agostino Lundin" è un'associazione senza fini di lucro che
 si propone di perseguire i seguenti scopi:
  1. Affermare e diffondere l’attività ecumenica per meglio far conoscere i documenti ecumenici e di dialogo delle varie Chiese a cominciare da quelli prodotti dal Concilio Vaticano II e dal Consiglio Ecumenico delle Chiese
  2. Individuare in campo spirituale, sociale e culturale gli elementi che possano favorire la riconciliazione tra le confessioni cristiane e il dialogo con le altre religioni
  3. Incrementare la sensibilità ecumenica nella Chiesa locale e richiamare alle responsabilità di ciascun cristiano il compito di contribuire all’attività ecumenica, per individuare i settori di intervento e le modalità di presenza.
  4. Promuovere la diffusione della Bibbia e stabilire un dialogo fecondo con l’ ebraismo e l’ islamismo per favorire una seria e corretta conoscenza reciproca.
  5. Promuovere la crescita di una coscienza comune di identità mediterranea, nella ricchezza e varietà delle tradizioni.
  6. Favorire l’organizzazione e partecipazione a Convegni ecumenici
  7. Stabilire contatti e collaborazioni con Istituti e Società Ecumeniche nel mondo
  8. Promuove studi pastorali, percorsi storico artistici, soggiorni di studio nei paesi di ambito cristiano.
  9. Collaborare a tutte le iniziative volte combattere ogni forma d’ingiustizia sociale, soprattutto per il superamento della povertà, dell’emarginazione e di altre forme di discriminazione.
  10. Sensibilizzare alla responsabilità della conservazione del creato, particolarmente in considerazione dei diritti e delle esigenze delle generazioni future.
  11. Il Centro quindi organizza corsi, incontri, conferenze e dibattiti e ogni altra iniziativa atta agli scopi




























Convegno sulla salvaguardia del creato: "In una terra ospitale educhiamo all'accoglienza"


         XI  Convegno sulla salvaguardia 

del Creato


Il giorno 22 settembre 2011, nella sala “Pollio” della Parrocchia di S. Biagio in Galatina, si sono aperti i lavori dell’ XI Convegno sulla salvaguardia del creato, promosso dal Centro ecumenico OIKOS “P. Agostino Lundin” di Galatina, il cui tema è stato il seguente: “In una terra ospitale educhiamo all’accoglienza”.
Il Convegno si è svolto dal 22 al 30 settembre 2011, con un articolato programma. ed ha avuto il patrocino della Regione Puglia, del Consiglio Regionale della Puglia e del Comune di Galatina.
 Dopo un breve saluto di benvenuto da parte di don Salvatore Nestola, responsabile dell’Ufficio diocesano per l’ecumenismo, che presiedeva l’assemblea, ha preso la parola la prof. Rossella Schirone, presidente dell’OIKOS, la quale ha ricordato che da ormai undici anni l’associazione si è assunta l’impegnativo compito di organizzare questo evento, mettendo in evidenza come esso miri all’affermazione della volontà di salvaguardare l’ambiente, essenziale per la nostra sopravvivenza e per quella di tutti coloro che, a causa del degrado ambientale, sono costretti a lasciare la propria terra. Nello stesso tempo esso è segno di apertura al dialogo fra gli uomini – anche di cultura e religioni diverse – per favorire la conoscenza e la tolleranza reciproca e per sviluppare sul piano umano la giustizia e la pace, l’amicizia tra i popoli, il progresso e la libertà per tutti, obiettivi che si raggiungono anche attraverso la costruzione di una coscienza ecologicamente responsabile.
La prof. Schirone ha quindi dichiarato aperto il Convegno, dando la parola al prof. Paolo Sansò, docente di Geologia presso l’Università del Salento, il quale ha parlato su “Inquinamento e stili di vita”.
Il prof. Sansò ha iniziato il suo intervento ricordando come l’inquinamento ambientale faccia ormai parte della nostra vita quotidiana: tutti lo avvertaiamo e ce ne lamentiamo, ma cosa facciamo, in concreto, per combatterlo o, almeno, per limitarlo? Assai poco, in verità. Facciamo qualche esempio: tutti noi usiamo l’automobile, essa ci è indispensabile in ogni istante della giornata. Eppure tutti sappiamo che essa inquina le nostre città; l’aria che noi respiriamo, soprattutto l’aria che respirano i nostri bambini,  i più esposti agli agenti inquinanti, contiene polveri sottili, composte in prevalenza da monossido di carbonio.  Tali polveri, emesse dai gas di scarico delle automobili in grandi quantità, rimangono sospese nell’aria e sono inerti, ma possono divenire cancerogene quando, a poco a poco, si depositano nei nostri polmoni. Non a caso nelle grandi città le principali cause di morte sono proprio i tumori polmonari e cerebrali.
L’auto produce rumori, per cui nelle città si ha un alto tasso di inquinamento acustico.
L’auto occupa spazio, perciò nelle città si devono riservare spazi sempre più ampi ai parcheggi, e così le nostre strade, le nostre piazze sono sempre meno vivibili. Noi adesso viviamo molto più isolati dei nostri padri e dei nostri nonni, perché le macchine ci hanno sottratto i nostri spazi sociali, essenziali per l’uomo, che è un animale sociale.
Ogni mattina i bambini vengono accompagnati a scuola, naturalmente, in macchina: così, nelle vicinanze delle scuole, vediamo file di macchine che si accalcano, creano ingorghi e parcheggiano disordinatamente. Eppure oltre il 70% dei bambini abita a meno di 400 m dalla scuola e basterebbero solo sei minuti per percorrere quel tratto a piedi! I genitori adducono varie giustificazioni, ma non pensano alle serie conseguenze sulla salute dei bambini, dovute proprio alla mancanza di esercizio fisico, alla troppa sedentarietà, oltre che ad una scorretta alimentazione; anche i medici lanciano allarmi contro il problema dell’obesità infantile.
E’ chiaro che le nostre città non sono più a misura d’uomo, non lo sono soprattutto per i bambini e per gli anziani.
In diversi paesi europei ci si preoccupa di creare molte aree verdi in cui il traffico delle auto sia assolutamente vietato. Anche noi dobbiamo impegnarci per progettare le nostre città in maniera più ecologica, con ampi spazi pedonali, aree verdi, piste ciclabili.
Soprattutto – ha concluso il relatore tra gli applausi di un pubblico attento e partecipe – occorre una graduale e continua educazione ad un nuovo modo di vivere e di muoverci nelle nostre città.
A conclusione della serata alcuni componenti del Gruppo Scouts dell’AGESCI di Galatina hanno illustrato le loro iniziative per mettere a fuoco il problema del riciclaggio dei materiali in disuso. Oltre all’organizzazione di laboratori per i bambini delle scuole, essi hanno costruito un catamarano, battezzato “Onda di Plastica”, inserendo in uno scheletro di multistrato tante bottiglie di plastica; con questo scafo sono riusciti a navigare da Santa Caterina di Nardò a Gallipoli, facendo tappa alle Quattro Colonne e a Rivabella, approdando,infine, alla Baia Verde.

Il giorno successivo, sabato 24 settembre, i soci dell’OIKOS hanno partecipato ad una celebrazione eucaristica, presieduta dal parroco don Pietro Mele, in cui hanno invitato tuti i presenti a ringraziare il Signore per il dono delle bellezze del Creato.

Lo svolgimento del Convegno è proseguito domenica 25 settembre con una gita d’istruzione, guidata dal prof. Paolo Sansò, alla quale hanno partecipato 56 persone, tra soci dell’OIKOS e simpatizzanti. Meta del viaggio la Basilicata.
Lungo il percorso stabilito, il prof. Sansò faceva notare come dai terreni più fertili (e più antichi dal punto di vista geologico) si passava ad un paesaggio sempre più arido e brullo, costituito da terreni più recenti, prevalentemente argillosi, formati da particelle assai minute e quindi facilmente soggetti  ad erosioni. Essi sono caratterizzati da scanalature profonde e strette, separate da esili creste rocciose, con pareti assai inclinate, denominate “calanchi”, che. sotto l’azione delle piogge, si disgregano e provocano estese frane. Questo spiega perché molti paesi della Basilicata, inizialmente costruiti sulle cime di queste colline, sono poi franati e gli abitanti sono stati costretti a ricostruire i loro insediamenti più a valle. Così è accaduto a Craco, prima tappa dell’escursione, a Santa Maria di Anglona e a Tursi, dove si trovano, nella parte più alta, i resti del primo nucleo abitativo, la “Rabatana”, che nella seconda metà del secolo XI fu abitata dagli Arabi Saraceni, che le diedero il nome. Dalla “Rabatana” si ammira un paesaggio di straordinaria bellezza, che si estende dal mare Ionio al monte Pollino.

 Il Convegno per la salvaguardia del creato è proseguito il giorno 27 settembre 2011, sempre nella sala “Pollio” della parrocchia di San Biagio, dove si è tenuto un incontro ecumenico sul tema: “Lavorare e custodire (Gn 2, 15) per educare alla formazione di una coscienza ecologicamente responsabile e all’accoglienza dell’altro”; relatori padre Giovanni Giannoccolo (per la Chiesa greco-ortodossa) e don Salvatore Cipressa (per la Chiesa Cattolica).
L’incontro è iniziato con la recita del salmo 85, seguito dalla lettura del Vangelo di Giovanni (15, 1-8) e da una preghiera di ringraziamento al Signore per il grande dono del creato.
Il primo relatore, padre Giovanni Giannoccolo. del Patriarcato ecumenico di Costantinopoli, ha esordito illustrando la posizione degli ortodossi verso la natura, posizione che è orientata a seguire in ogni occasione gli insegnamenti della Sacra Scrittura e dei Padri della Chiesa. Il laico maturo deve collaborare con tutto il suo impegno a risolvere i problemi ecologici: in questo modo egli dimostrerà con la sua vita la fede che ha ricevuto. Leggendo la Bibbia, soprattutto il libro della Genesi, si vede come l’uomo, creato a somiglianza di Dio, viene subito posto dal Signore nel giardino dell’Eden, in mezzo a piante rigogliose, da cui trarre nutrimento, e in compagnia di animali, ai quali egli stesso, su comando del Signore, è chiamato ad attribuire un nome, in modo da riconoscerli e rispettarli. L’uomo, dunque, non è fuori, non è estraneo , ma vive dentro il creato, quindi deve averne la massima cura. Dio opera nel mondo e lo vivifica con la sua energia; l’uomo somiglia a Dio soprattutto quando agisce come Lui. Dio si manifesta nel creato. Dobbiamo sempre ricordare che la natura è la nostra compagna di viaggio e noi dobbiamo operare in modo da non offenderla, ma rispettarla in ogni occasione. Chiediamo, dunque, l’aiuto del Signore per operare sempre a favore dell’ambiente e di tutte le opere del creato: quando un cristiano cresce alla presenza di Dio, compiendo la Sua volontà,  sempre e con generosità, trova dentro di sé la soluzione di tutti i suoi problemi.
Ha preso quindi la parola don Salvatore Cipressa, docente di Teologia morale, incaricato per l’ecumenismo della Diocesi di Nardò. Egli ha ricordato che la celebrazione della Giornata per la salvaguardia del creato è incominciata nel 2006 per iniziativa della Chiesa ortodossa e solo negli anni successivi è stata accolta dalla Chiesa cattolica e dalle altre Chiese cristiane. Proprio trattando i temi dell’ambiente le varie chiese hanno raggiunto un’armonia di pensiero e d’intenti che prima non esisteva; è auspicabile che anche su altri temi si possa raggiungere l’unità nel rispetto reciproco.
Il relatore si è quindi soffermato ad esaminare i testi biblici che trattano del creato e della sua cura da parte dll’uomo (Gn 1, 28 ; Gn 2, 15): l’uomo ha ricevuto da Dio il dominio sulla terra, ma spesso lo ha interpretato e lo interpreta falsamente. La Bibbia non ci dice di sfruttare la terra, ma ci invita a custodirla con saggezza e soprattutto con amore. Il giardino affidato ad Adamo deve essere coltivato e custodito: il divieto di mangiare il frutto proibito indica con forza che c’è un limite nello sfruttamento della natura, al di là del quale l’uomo non deve e non può spingersi. Oggi vediamo che molte terre, un tempo coltivabili, si trasformano in deserti improduttivi e gli abitanti sono costretti, per non morire di fame e di sete, a spostarsi, ad emigrare in cerca di ambienti più favorevoli alla sopravvivenza. Si è creato così un problema di estrema gravità, quello dell’immigrazione dovuta al degrado ambientale, di cui ha parlato più volte, accoratamente, papa Benedetto XVI.
Oltre che nell’Antico Testamento, anche nel Vangelo non mancano frasi e parabole che si ispirano al mondo della natura.
L’apostolo Paolo nella lettera ai Colossesi (1, 15-17) chiama Cristo “primogenito di tutta la creazione” e aggiunge che “tutte le cose sono state create per mezzo di lui e in vista di lui”.
Giovanni, parlando della Gerusalemme del cielo, alla quale tutti siamo diretti, dice che “tutta la creazione anela al regno di Dio”
San Francesco compone il bellissimo Cantico delle Creature, a lode del Signore e delle sue opere: esso può essere definito un inno alla fratellanza cosmica.
L’uomo è dunque chiamato a salire al Creatore attraverso le sue creature. Tutto il creato ci insegna ad elevare Il nostro animo a Dio. perciò l’uomo deve operare affinché l’ambiente si mantenga integro: discariche, mari contaminati, ambienti degradati non possono elevarci a Dio, che è perfezione. Verso la creazione l’uomo deve avere uno sguardo contemplativo, non un atteggiamento avido, possessivo. Solo allora sorgerà in lui il desiderio di condividere la natura con gli altri uomini, solo allora egli diventerà ospitale e accogliente.
Giovanni Paolo II, nell’enciclica “Evangelium gentis” scrive che l’uomo è chiamato a custodire il creato, abitandolo come se fosse la propria casa, difendendolo da chi lo vuole distruggere; l’uomo si sostituisce a Dio quando guarda l’ambiente solo per possederlo.
Dobbiamo dunque educare noi stessi e, soprattutto, dobbiamo educare le giovani generazioni ad essere accoglienti verso tutte le creature che vivono con noi, sulla nostra stessa terra. Dobbiamo assumere stili di vita sobri e responsabili, dobbiamo in primo luogo cambiare mentalità, dicendo no al consumismo, no all’abitudine dell’usa e getta, che genera rifiuti e degrada l’ambiente. dobbiamo imparare, come dice il Vangelo, ad essere poveri nello spirito: la povertà è essenzialità, riconosce la potenza di Dio e i diritti dei fratelli, anche di quelli più emarginati. A questo deve tendere la vita del vero cristiano.
A conclusione della serata don Salvatore Bello ha letto una sua lirica dal titolo “Cantico d’autunno”, ricca di delicati riferimenti alla bellezza del creato, attraverso la cui contemplazione l’uomo raggiunge la serenità dello spirito e la pace interiore in Dio.

L’ultimo incontro dedicato alla Festa del Creato si è svolto venerdì 30 settembre 2011, sempre nella sala “Pollio” della parrocchia di San Biagio. sotto la presidenza del prof. Vito Papa, già dirigente del Liceo “Capece” di Maglie.
Il prof. Papa ha rilevato due aspetti emersi negli  incontri precedenti: 1) ancora oggi è notevole la refrattarietà di molti verso l’ecologia; 2) l’educazione ecologica presuppone l’educazione della persona e alla persona.
Il termine “ecologia” – ha ricordato il prof. Papa – è apparso per la prima volta in un testo del 1875 e tra i primi il biologo D”Ancona cercò di spiegare scientificamente come in natura tutti gli esseri viventi interagiscono tra di loro; ma la coscienza di ciò stenta ad affermarsi, così come incontra ancora difficoltà, nonostante qualche progresso negli ultimi anni, l’opera educativa rivolta a promuovere in tutti un vero rispetto per l’ambiente naturale.
E’ stata data, quindi, la parola a padre William Mkalula, missionario nativo del Kenia, il quale ha ringraziato l’OIKOS per avergli dato l’opportunità di trattare il tema dell’accoglienza ai rifugiati fuggiti dalla propria terra a causa del degrado ambientale.
Di questi particolari rifugiati si è cominciato a parlare negli anni ’70 del secolo scorso. E’ un problema assai grave e molte persone si sono lasciate coinvolgere da questo argomento; anche l’ONU ha cercato e cerca di intervenire.
Oggi sono riconosciuti tre tipi di rifugiati: per motivi politici, per motivi religiosi e per motivi etnici etnici, ma non sono ancora riconosciuti i rifugiati per motivi ambientali. Quali le soluzioni possibili a questo problema?
Rifugiati e accoglienza sono termini strettamente collegati. Davanti al sempre crescente numero di rifugiati bisogna allargare l’accoglienza.
Un esempio: dieci anni fa in Kenia, nel villaggio in cui è nato padre William, è arrivata un’impresa inglese per piantare alberi di tek, un legno pregiato assai richiesto in Occidente, ma la cui coltivazione richiede molta acqua. Anziché scavare pozzi per utilizzare le acque presenti nel sottosuolo, gli inglesi trovarono più comodo e meno dispendioso servirsi dell’acqua del fiume locale, che era essenziale agli abitanti per bere, lavarsi, cucinare, irrigare i campi, ecc. Adesso il fiume si sta prosciugando e tutto l’ambiente ne soffre.
Ci sono, sì, cause naturali (tsunami, terremoti, eruzioni vulcaniche) che modificano l’ambiente e costringono gli abitanti ad emigrare, ma molto spesso i danni sono causati dall’uomo, come  la deforestazione, di cui sono ogni giorno testimoni i missionari in Amazzonia. Dobbiamo perciò impegnarci e levare le nostre voci contro l’ingiustizia causata dalle multinazionali, che per incrementare i loro guadagni non esitano a danneggiare irreparabilmente l’ambiente naturale: ogni popolo ha il diritto di vivere e godere della propria terra.
Ma parliamo dei rifugiati internazionali. Purtroppo l’ONU non ha ancora riconosciuto lo stato di rifugiati per motivi ambientali; ma essi esistono e la disperazione li spinge verso i nostri paesi. E’ nostro compito accoglierli a livello nazionale e nello stesso tempo lavorare perché siano riconosciuti i loro diritti; ci vuole uno sforzo maggiore per arrivare a far promulgare delle leggi in favore di questi nostri fratelli sfortunati.
Nel Vangelo leggiamo che Gesù è passato, ha visto la sofferenza ed ha avuto compassione di chi soffre. Bisogna avere compassione verso tutti gli uomini che si trovano in difficoltà. Questo è lo sforzo che dobbiamo fare: considerare gli altri, da qualsiasi paese provengano, nostri fratelli e riconoscere loro la nostra stessa dignità. come persone e come cittadini dei paesi nei quali sono nati.
Ben vengano questi incontri – ha detto padre William concludendo la sua avvincente e appassionata relazione – per farci riflettere e renderci consapevoli della necessità di cambiare la nostra mentalità e i nostri comportamenti quotidiani.
E’ quindi intervenuta la dott. Anna Caputo, presidente provinciale dell’ARCI di Lecce, la quale ha confermato che a tutt’oggi non c’è alcuna protezione per chi abbandona la propria terra a causa del disagio ambientale. A Galatina c’è un progetto per donne e bambini fuggiti da paesi dove non c’è un governo, dove manca lo stato. Ebbene, parlando con queste donne, tutte ricordano che, quando erano piccole, la loro terra, l’Africa, era diversa: la vita era semplice, ma non mancavano gli elementi essenziali, come l’acqua e il cibo. Poi tutto è cambiato quando si sono comparse le multinazionali, che hanno sconvolto l’ambiente senza preoccuparsi dei bisogni delle popolazioni; hanno sfruttato le risorse naturali mirando unicamente al loro interesse e, quando l’ambiente, ormai irreversibilmente distrutto, non serviva più ai loro scopi, si trasferivano in altre zone per loro più produttive.
Per decenni, poi, l’Europa ha concesso all’Africa aiuti a pioggia, aiuti dati ai governi centrali, senza  interessarsi delle vere esigenze degli abitanti, che non venivano mai interpellati. Anche i governanti, spesso saliti al potere grazie colpi di stato,  hanno pensato solo ai loro interessi personali, perseguitando chi non condivideva le loro idee, politiche o religiose. Prima non c’era questo scontro fisico fra etnie diverse, che ha portato a veri genocidi: la situazione è oggi al limite soprattutto nel Corno d’Africa e in Nigeria. L’Occidente non ha saputo portare in Africa gli strumenti per farla crescere; il denaro inviato rimaneva nelle mani dei dittatori, senza ricaduta alcuna sulla popolazione, che non avanzava nella conoscenza. I governanti hanno concesso le terre agli sfruttatori occidentali e alla fine agli abitanti non è rimasta altra alternativa che fuggire. I fuggitivi, arrivati in Italia, hanno chiesto asilo e poi si sono spostati in un’altra nazione europea, ad esempio la Norvegia.  Se la Norvegia scopre che l’immigrato si trova nel suo territorio ed è arrivato dall’Italia, lo rimanda a Lampedusa, a Otranto, a S. Maria di Leuca, se è lì che lo sventurato ha posto per la prima volta piede in terra  straniera.
 Questa è purtroppo la legge europea. E per la legge italiana lo stesso sventurato, reo di immigrazione clandestina, viene rispedito nel luogo d’origine.
A  nessuno importa di conoscere i motivi per cui la terra di tanti paesi è diventata infruttuosa. Dagli anni ’70 del secolo scorso si parla della “linea delle banane”, cioè dell’avanzamento della zona desertica nel Sub-sahara: questa linea, che prima era di un metro all’anno, oggi si allarga per chilometri ogni anno. In Europa non c’è una politica che salvaguardi l’Africa a livello socio-economico e manca, sul piano internazionale, una efficace politica dell’accoglienza.
E’ seguito un intervento di don Giuseppe Colavero, responsabile dell’Associazione AGIMI di Maglie. il quale ha illustrato come l’AGIMI abbia affrontato il problema dei rifugiati albanesi e poi anche quello dei rifugiati ugandesi e cambogiani.
Il problema dell’immigrazione è, per AGIMI, soprattutto culturale, cioè sta nella capacità di conoscere gli altri e di progettare un futuro diverso dall’oggi, per loro e per noi. Per questo è necessario predisporre più centri  in cui accogliere un numero limitato di persone, in modo da conoscere meglio le singole  necessità  ed intervenire in modo da rispettare la dignità di ciascuno. Invece si continua a portare gli immigrati a Restinco, che è stato un grande campo di concentramento nella seconda guerra mondiale! E’ frequente la non-conoscenza dell’altro e non si fanno troppi sforzi per superarla. I nostri schemi mentali, come la nostra legislazione, non sono validi per tutte le persone; è molto importante tener conto di ciò. Il mondo non è come lo pensiamo noi, dal nostro piccolo punto di vista. Il mondo si evolve e muta continuamente: oggi, nei menu dei ristoranti francesi, accanto al ”potage” figura il “cus-cus”.
I progetti di cooperazione Italia-Paesi poveri sono poco efficienti, perché male impostati. Della somme assegnate per ogni progetto, l’80% viene speso in Italia e solo il 20% nel paese da aiutare, e occorrono lunghe discussioni (come è successo a don Colavero) per ottenere il 50 e 50!. Non manca qualche difficoltà anche nella Chiesa, dove l’assistenza si svolge specialmente attraverso l’opera dei volontari. Certo, non è la Chiesa che è chiamata a risolvere il problema dell’immigrazione, ma se ogni cristiano, davanti al problema dell’accoglienza del fratello che chiede aiuto, non mette in discussione il suo impegno e la sua stessa vita, che accoglienza è la sua?
Durante la serata si sono alternati alle varie relazioni gli interventi musicali della brava cantante Hana e del suo compagno Henri, musicisti ugandesi.


                                             Maria  Marinari  Moro