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Ecumenismo a Corfù


IL CENTRO ECUMENICO OIKOS A CORFÚ PER LA PASQUA ORTODOSSA
 Percorrendo con la nave il canale d’Otranto per giungere all’isola di Corfù, la prima cosa che colpisce il visitatore è la bellezza del paesaggio montano: a sinistra le montagne albanesi, a destra quelle greche, entrambe ricche di vegetazione, lambiscono le coste e sembrano accompagnare con lo sguardo il viaggiatore. Prima di giungere al porto di Kerkyra già è visibile la Fortezza chiusa da alte mura. Si tratta di un’opera di fortificazione dei veneziani costruita all’inizio del XV secolo e completata durante tutta la dominazione veneziana. Ha quattro porte: le porte della Grotta e di San Nicola verso il mare e la Porta Reale e la Porta Raimonda verso la città.
  S. Ecc.za Mons. Joannis Spiteris, arcivescovo di Corfù, ha invitato i soci del Centro Ecumenico Oikos  a visitare l’isola durante il periodo pasquale,  per incontrare la sua comunità ( cattolica latina), instaurare un rapporto di amicizia e fraternità con i fratelli cristiani corfioti e conoscere, più da vicino, la spiritualità ortodossa  e i riti che precedono la celebrazione della pasqua. Questa esperienza è stata vissuta con l’intenzione di accrescere la nostra sensibilità ecumenica. Arrivati a Kerkyra siamo stati accolti calorosamente da padre Giulio che ci ha guidati verso la nostra destinazione: Messoghi.


L’arcivescovo, infatti  aveva già predisposto che fossimo ospitati nella sua casa sul mare. Messoghi, a venti minuti da Kerkyra, è una località famosa per la bellezza dei paesaggi marini. Zona tranquilla ma anche centro turistico con numerosi hotels e bar . Le abitazioni sorgono su verdeggianti colline a ridosso del mare, con spiagge di rara bellezza.
 
Un po’ di storia...
Nell’antichità Corfù era conosciuta con molti nomi. La mitologia però ci dice che Positone (dio del mare) s’innamorò della figlia del fiume Assopos, la ninfa Kerkyra. La portò quindi su un’isola che prese il suo nome ed ebbe da lei un figlio, chiamato Phaeax che donò all’isola e ai suoi abitanti il loro mitico nome (isola dei Feaci). Omero ambientò a Corfù uno dei più begli episodi dell’Odissea, quello che si svolge tra Odisseo e Nausica, figlia di Alcino, re dell’isola.
 337 - 1267 d.C.
Epoca bizantina
Nel 337 d.C. l’impero romano venne suddiviso per la prima volta in due parti, quella d’Oriente e quella d’Occidente e Corfù venne compresa in quella d’Occidente. La suddivisione definitiva si ebbe peró nel 395 d.C. e con essa Corfù venne integrata nell’Impero Romano d’Oriente. Seguirono anni bui, durante i quali l’isola subì ripetute incursioni barbariche, come nel 455 d.C., quando i Vandali di Genzerico la distrussero completamente. A questa incursione seguí, nel 550 d.C., il saccheggio da parte dei Goti Eruli di Totila, avvenimento che portò i Corfioti alla costruzione della Vecchia Fortezza, per potersi meglio difendere. Nella seconda metà del VII sec., i Saraceni occuparono Corfù, la saccheggiarono e la utilizzarono come loro centro di operazioni.

Nel 733 i Bizantini scacciarono i Saraceni, dando cosi inizio al periodo di cultura bizantina e ortodossa di Corfù.

Nel 1081, i Normanni, al comando di Roberto il Guiscardo, assediarono ed occuparono l’isola. Ma la loro dominazione non durò molto, poiché i Bizantini, con l’aiuto dei Veneziani, li sconfissero in una battaglia navale e li scacciarono, riprendendo il dominio di Corfù. Successivamente diversi cavalieri Franchi la conquistarono e nel 1204, quando i Crociati della IV Crociata occuparono Costantinopoli, Corfù si
trovò nella porzione attribuita ai Veneziani. Nei 10 anni successivi Corfù visse il suo primo periodo veneziano, poi, nel 1214, venne di nuovo occupata dai Bizantini ed inclusa nel Despotato dell’Epiro, uno dei tre stati greci indipendenti dell’epoca.
Per 50 anni Corfù visse giorni migliori, finché non cominciò ad essere minacciata dai Siciliani.
 Nel 1799 i francesi la consegnarono alla flotta russo-turca. Con il trattato di Costantinopoli (1800) le Isole Ionie vengono riconosciute come un unico stato autonomo, con capitale Corfù, tributario della Turchia. Con il trattato di Tilsit (1807), però, l’Eptaneso viene infine concesso alla Francia. Gli sviluppi in Europa non favorirono la seconda occupazione francese (caduta di Napoleone). Con il trattato di Parigi (1815) gli “Stati Uniti delle Isole Ionie” furono riconosciuti come stato libero sotto la protezione degli inglesi. L’amministrazione inglese, autarchica, favorì lo sviluppo dello spirito unitario dell’Eptaneso nei confronti dello stato greco, unione che alla fine fu realizzata nel 1864
 
L’utilizzo della lingua greca, nell’Impero d’Oriente fu il primo passo verso la creazione di una coscienza che si differenziasse da quella romana. La Chiesa della Grecia occidentale passó dalla giurisdizione papale a quella del Patriarca di Costantinopoli. Corfù diventò Metropoli e la popolazione greca si schierò contro quella latina.

1267 -1386
La dominazione angioina
Nel 1267 Carlo d’Angió, re francese della Sicilia, occupò l’isola e cercò di imporre il cattolicesimo, perseguitando la Chiesa ortodossa. In quel periodo l’isola venne suddivisa in 4 regioni che ancora esistono, Giros, Oros, Messi e Lefchimmi. E sempre nello stesso periodo si insediarono a Corfù due popolazioni diverse. Prima gli Ebrei scacciati dalla Spagna, i quali non trovarono neanche qui accoglienza migliore. Malgrado i decreti tesi a proteggerli, furono perseguitati dai Corfioti fino al 1386 quando, formando ormai un’intera comunità, cominciarono ad inserirsi nella vita dell’isola. Gli altri furono i Vaghenetes, immigrati provenienti dalle coste epirote, i quali si occuparono dei lavori pesanti, formando una particolare classe inferiore. Quando, nel 1267, gli Angioini presero con la forza Corfù, cercarono di diffondere il cattolicesimo, perseguitando gli ortodossi, tentativo che risultò infruttuoso, poiché la fine dell’occupazione bizantina, non aveva corrisposto in nessun caso all’indebolimento della coscienza e della cultura greco-ortodosse della popolazione corfiota.Intanto persistevano le minacce esterne e cosí il Consiglio di Corfù, spaventato dalla minaccia turca, chiese la protezione della Repubblica di Venezia e il 20 maggio 1386 venne innalzata sulla Vecchia Fortezza la bandiera di S.Marco.

1386 - 1797
L’era veneziana

I quattro secoli di dominio veneziano determinarono il carattere dell’isola. Il sistema feudale esistente fu rafforzato attraverso la classe dei Nobili, iscritta sul “Libro d’oro”, e con la creazione di altre due classi: quella degli “astí” (“civili”) e il popolo (“popolari”). Si sviluppò il commercio, l’agricoltura (con la piantagione e la coltivazione obbligatoria dell’ulivo), ma anche la vita intellettuale e artistica del luogo. In un’epoca in cui il resto della Grecia viveva sotto il dominio turco, a Corfù si parlava italiano e prosperavano le lettere e le
arti. Per questo motivo, proprio in quegli anni, molti letterati e artisti giunsero qui da altre parti della Grecia. Lo sviluppo urbano,che privilegiava solo i Nobili, opprimeva peró la popolazione delle campagne, la quale, non ricevendo benefici economici da questa situazione, cominció a ribellarsi. A partire dal 1610 furono annegate nel sangue quattro grandi rivolte e innumerevoli sommosse. Cosí, quando la flotta francese entrò nel porto di Corfù, il popolo la accolse come liberatrice.
Durante il dominio veneziano Corfù fu assediata parecchie volte senza risultato da Genovesi e Turchi. A causa degli
assedi furono distrutti dei villaggi e le campagne si spopolarono, cosí i Veneziani, per continuare lo sfruttamento dell’isola, crearono una corrente migratoria dal resto della Grecia verso Corfù.

 S. Ecc.za Mons. Spiteris

Mons. Yannis Spiteris è nato a Corfù nel 1940. Entrato tra i cappuccini nel 1959 è sacerdote dal 1968. Dopo gli studi di Filosofia e Teologia compiuti nell’ordine, ha conseguito il dottorato in teologia all’Università di Friburgo in Svizzera, con specializzazione in teologia orientale, un settore perfezionato ulteriormente presso l’Istituto ecumenico di Bossey. Ha lavorato per parecchi anni come responsabile dell’ecumenismo nella Conferenza episcopale greca e nell’ordine dei cappuccini; è membro ordinario della Pontificia Accademia di Teologia. Attualmente insegna teologia e spiritualità orientale in diverse pontificie università romane. Nel 2003 è stato nominato arcivescovo di Corfù, Zante, Cefalonia e vicario apostolico di Tessalonica. Tra le sue numerose pubblicazioni ricordiamo: Salvezza e peccato nella tradizione orientale (2000), La teologia ortodossa neo greca(1992), La vita cristiana esperienza di libertà(1994). Vedere Dio. Incontro tra oriente e occidente (1994), Ecclesiologia ortodossa (2003).
L’incontro con l’Arcivescovo è stato molto familiare e cordiale; ci ha ringraziato per aver accettato il suo invito e ha avuto parole di lode per l’impegno ecumenico svolto dall’Oikos. Durante la nostra visita ci ha  parlato della sua Chiesa, una  cospicua comunità cattolica, ma minoranza se confrontata con la gente del luogo, appartenenti, per la maggior parte, all’ ortodossia. Importante, quindi l’impegno ecumenico, che deve essere vissuto quotidianamente, perché il Vangelo non è parola astratta ma deve essere vissuto relazionandosi agli altri cristiani, di qualunque confessione, e anche con i non credenti. Tra i molti argomenti di conversazione non è mancato naturalmente quello ecumenico. S. E. Mons. Spiteris ci detto che i rapporti con la chiesa ortodossa sono buoni e impronprontati sulla reciproca stima, anche se non ha nascosto comunque le difficoltà che nascono purtroppo  a causa della divisione.
Durante il nostro soggiorno a Kerkyra ci siamo resi conto che Mons. Spiteris è molto amato nella sua diocesi e gode della stima della comunità ortodossa e dell’autorità statale.
Il desiderio di S.E. Spiteris, da noi condiviso,  è quello di instaurare un rapporto di amicizia e di fraternità fra le nostre due comunità, vista anche la vicinanza geografica e spirituale. In questo modo sarà possibile far sperimentare alla sua comunità l’affetto e la presenza della Chiesa Cattolica salentina e noi potremo conoscere la ricchezza della cultura greca.
L’Arcivescovo Spiteris, durante la celebrazione eucaristica ci ha presentati alla sua Comunità che ci ha accolto con gioia, è stato un incontro tra fratelli e abbiamo potuto così sperimentare, come ha ricordato Benedetto XVI ”, che nessuno nella Chiesa è straniero”,  allo stesso modo, noi ci siamo sentiti accolti fraternamente. Dopo la celebrazione abbiamo stretto mani e scambiato sorrisi e promesse di ritrovarci ancora insieme molto presto.

I riti della Setimana Santa in Grecia
 
La settimana santa in tutta la Grecia è dominata dalle funzioni, dal digiuno e dall’attesa della Resurrezione. Il martedì santo si può ascoltare l’inno di Cassionì, mentre il giovedì santo i “Dodici vangeli” nei Monasteri. Un’usanza molto particolare è quella del Giovedì santo, secondo la quale le donne, che si recano in Chiesa alla funzione, mentre il sacerdote legge i dodici vangeli, lavorano un filo con le mani. La catenella che fanno  viene messa poi al braccio dei neonati perché contiene l’energia positiva di Dio
IL Venerdì santo è il giorno degli Epitaffi (sepolcri). In tutta l’isola come in tutto il resto della Grecia, ogni Chiesa porta in processione il proprio “Epitaffio” per le strade del quartiere. La presenza delle Bande, dei cori e delle migliaia di persone tra Corfioti e stranieri , dà un’altra dimensione a questa grave giornata. Le bande suonano musiche di Chopin, Verdi l’Adagio di Albinoni ecc. Le processioni iniziano subito dopo pranzo, per consentire alle Bande di accompagnare tutte le Chiese. Con l’avanzare della sera diventano sempre più numerose e alla fine, molti Epitaffi coincidono. Primi ad uscire sono gli Epitaffi della Madonna Spilliotissa della Nuova Fortezza e di Pantocratora dal Campielo alle 2 del pomeriggio; seguono poi tutte le altre Chiese fino alle 10 di sera, quando comincia l’Epitaffio della Metropoli da Spilià
Il Sabato santo alle sei di mattina si tiene nella Chiesa di Panaghia ton Xenon l’usanza del terremoto, rappresentazione del terremoto avvenuto dopo la resurrezione, come descritto dal vangelo. Alle 9 inizia la processione di Aghios Spiridon, organizzata per la prima volta nel 1550, quando il Santo salvò la popolazione dall’epidemia. Contemporaneamente, si tiene anche l’Epitafios della Chiesa dedicata al Santo, usanza cominciata negli anni della dominazione veneziana, quando era vietata, per motivi di sicurezza, l’uscita degli “epitaffi”, ma non la processione del Santo.. Le bande suonano il “Calde lacrime” di Micheli, l’Amleto” di faccio e la “Marcia funebre” dell’eroica di Beethoven. Alle 11, si celebra la prima resurrezione e cadono i “botides”. I Corfioti buttano dalla finestra delle brocche di cotto riempite d’acqua per fare più rumore. Dopo la rottura delle brocche le bande si riversano nella città suonando marce gioiose.



 La sera del sabato santo, prima di quella ortodossa, si può assitere alla messa della Resurrezione nel Cattedrale Cattolica che,  con l’accompagnamento dell’organo termina alle 23, per consentire ai fedeli di partecipare anche a quella ortodossa. La funzione pasquale, in tutta la Grecia, si tiene su un palco fuori della Chiesa con la partecipazione dell’Arcivescovo, delle bande e di migliaia di persone. La resurrezione avviene al “rullo di tamburi” e fuochi d’artificio, al termine, le bande attraversano tutta la città suonando allegramente  e la gente le rincorre cantando.






 

CRISTO È RISORTO! CRISTO È VERAMENTE RISORTO!


La festa è appena cominciata e continuerà fino al mattino. I fedeli dopo l’annuncio della resurrezione e dopo aver acceso le candele dal Fuoco Sacro le portano con devozione fino a casa per ricordare che la luce di Cristo deve illuminare la loro vita. Con Tsilichurda (zuppa locale), uova dipinte di rosso, “fogattses” colombines” (dolci pasquali di origine veneziana a forma di colombe) e molto vino, l’isola si accende spezzando il digiuno quaresimale e festeggia la resurrezione di Cristo. “Buona sera fratelli, buone feste, le settimane della Quaresima sono passate. E’ passata la quaresima in cui eravamo tristi, oggi è grande gioia per tutto il mondo perché il Cristo è risorto dall’Ade e i cristiani, grandi e piccoli gioiscono tutti “. (estratto di una canzone pasquale che i bambini cantano il sabato a tarda sera. Tutti i  balconi delle case sono illuminati da candele accese
La domenica di Pasqua alle sette di mattina, le chiese della città che hanno l’icona della resurrezione, la portano in processione per le strade centrali della città. Le processioni terminano intorno alle 10, ma la grande festa pasquale non è ancora finita. A mezzogiorno le famiglie si ritrovano per consumare l’agnello allo spiedo  e la zuppa “avgolemono” (con uovo e limone) con due o tre tipi di carne. Rompono le uova rosse e ne attaccano il guscio alle porte o lo gettano nei giardini per benedire il raccolto.

 

Incontro ecumenico con l’Archimandrita della Chiesa Greca Ortodossa Makarios



Lo scopo del nostro viaggio è stato principalmente ecumenico. Desideravamo avere la possibilità di conoscere i cristiani ortodossi, vivere con loro alcuni momenti della Divina Liturgia, sentire nella preghiera che siamo tutti una cosa sola, e in questo lo Spirito Santo ci ha aiutati.Il giorno dopo il nostro arrivo ci siamo recati presso il Sacro  Monastero della Vergine di Paleokastristsa attesi dall’ l’Archimandrita ortodosso Makarios, il quale è stato molto contento di conoscerci. L’Archimandrita Makarios ci ha accolti con gioia, ci ha fatto visitare la Chiesa della Santa Vergine e  ha  trascorso un po’ di tempo a parlare con noi. Ci ha rivelato il senso del monachesimo ortodosso che non è cambiato rispetto alle origini, infatti, è la ricerca di Dio in modo particolare stabilire una relazione privilegiata con il Cristo. Il monaco è anche un artista, non solo per le icone, bellissime, che vengono prodotte nel Monastero ma soprattutto perché attraverso l’ascesi e la preghiera  il monaco lavora su se stesso, cercando di configurare tutto il suo essere a Dio.. I monaci - diceva Teodoro Studita, difensore delle icone e riformatore del monachesimo orientale, - sono la forza e le fondamenta della Chiesa . (Il monachesimo cristiano nacque in Egitto nel III secolo e si espanse poi in Palestina, Siria, Cappadocia e Costantinopoli. In Occidente arrivò verso il IV secolo (nella foto L’Arch. Makarios con i Soci dell’Oikos)  Allo scambio dei saluti c’è stata anche la promessa di risentirci presto.L’Archimandrita Makarios si  reca spesso a Roma e ha buoni rapporti con la Chiesa Cattolica Italiana. Recentemente è stato a Roma per i funerali di Giovanni Paolo II, di cui conserva il ricordo e anche alcune foto che lo ritraggono insieme.L’archimandrita Makarios ha avuto, inoltre, parole di compiacimento e di augurio per l’elezione del nuovo pontefice Benedetto XVI, del quale, dice, è amico. L’incontro con il Rev.mo Makarios  ci ha fatto sentire tutti più felici,  più in comunione tra noi, tutti facenti parte della Chiesa di Cristo e ci ha aperto il cuore alla speranza dell’Unità visibile della Chiesa.























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