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mercoledì 4 gennaio 2012

17 Gennaio 2012 Giornata di Riflessione ebraico cristiana

MANSUETO BIANCHI
Presidente della Commissione Episcopale
per l’Ecumenismo e il Dialogo della CEI
ELIA ENRICO RICHETTI
Presidente dell’Assemblea dei Rabbini d’Italia
Dio allora pronunciò tutte queste parole:
Non uccidere
(Esodo 20, 1.12)
Sussidio per la
GIORNATA PER L’APPROFONDIMENTO
E LO SVILUPPO DEL DIALOGO TRA CATTOLICI ED EBREI
17 Gennaio 2012
- . .
.

PRESENTAZIONE
L’umanità contemporanea è molto attenta al valore e alla difesa della
vita, in particolare della vita umana e della persona, i cui diritti fondamentali
sono proclamati, riconosciuti universalmente, tutelati da istituzioni e
sistemi giuridici che contribuiscono a rinsaldare il senso del bene comune e
della giustizia. Eppure mai come oggi assistiamo ad atti di inaudita violenza,
che provocano morte e distruzione, suscitando orrore e condanna. Le aspirazioni
e i principi civili dei popoli concordano con le grandi tradizioni religiose
del mondo nell’affermare il primato della vita umana, ma nonostante
ciò a volte atroci delitti sono commessi sotto il pretesto religioso, ideologico
o politico. Le nuove scoperte della scienza e della tecnica, unite agli sviluppi
globali dell’economia e dei commerci, permettono di migliorare la
qualità della vita in modo sempre più profondo ed efficace, costituendo
altrettanti passi in avanti in difesa della vita, ma possono venir purtroppo
applicate anche al di fuori o contro i diritti umani fondamentali. Rimane
pertanto attuale l’appello etico primario che invoca il rispetto e la tutela
dell’esistenza di ciascun essere umano nella sua vita concreta, singola e individuale,
un appello che è egualmente espresso dai testi sacri del popolo
ebraico e dalla dottrina della Chiesa cattolica, cui fa eco anche l’insegnamento
dell’islam.
La Bibbia, questo grande codice spirituale e morale d’Israele e dell’umanità,
fin dalle origini nelle prime pagine della Torà (o Pentateuco) difende
la vita umana e condanna l’omicidio del giusto Abele commesso da Caino
suo fratello (Genesi 4, 1-16). Dopo il diluvio, quando Dio stabilisce un’alleanza
con il genere umano rappresentato in Noè e nella sua discendenza, riafferma
il medesimo principio ancor più esplicitamente: «Del sangue vostro,
ossia della vostra vita, io domanderò conto; ne domanderò conto a ogni
essere vivente e domanderò conto della vita dell’uomo all’uomo, a ognuno
di suo fratello. Chi sparge il sangue dell’uomo, dall’uomo il suo sangue sarà
sparso, perché ad immagine di Dio è stato fatto l’uomo» (Genesi 9, 5-6). Dio
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GIORNATA PER L’APPROFONDIMENTO E LO SVILUPPO DEL DIALOGO TRA CATTOLICI ED EBREI
è “il Vivente” – Hay – che protegge e promuove la vita e la pace, perciò
interviene ripetutamente a salvezza di Agar e Ismaele nel deserto, di Isacco
legato sul monte Moriah, di Giacobbe minacciato da Esaù al guado dello
Iabbok, di Giuseppe venduto dai fratelli, del popolo ebraico schiavo del
faraone in Egitto.
Il passaggio del Mar Rosso a Pasqua e il patto tra Dio e il suo popolo al
Sinai (Esodo 20-23), segnano un momento fondamentale per la storia religiosa,
e le “Dieci Parole” (Deuteronomio 10, 4) – Decalogo o Comandamenti
– tracciano una via luminosa di comportamento non solo per il popolo
ebraico, ma per tutti i popoli, in particolare per la Chiesa che in Gesù Cristo
partecipa dell’eredità dei Padri e accoglie la rivelazione biblica. A queste
Parole di valore universale fa spesso riferimento anche papa Benedetto XVI
quando incontra delegazioni ebraiche o nel rendere visita alle sinagoghe,
come è stato nel 2005 a Colonia o nel 2010 a Roma. La Chiesa italiana, ispirandosi
a queste considerazioni, in collaborazione con le Comunità ebraiche
italiane, dal 2006 ha posto la riflessione e la preghiera sui Comandamenti al
centro della Giornata per l’approfondimento e lo sviluppo del dialogo tra
cattolici ed ebrei. Una prima parte di questo programma è stata già attuata
negli scorsi anni, svolgendo il tema dei primi cinque comandamenti, che si
possono considerare in modo unitario, in quanto pongono l’accento sul rapporto
della persona umana con il Signore che ha fatto uscire Israele
dall’Egitto, e sulle implicazioni nei riguardi della santificazione del sabato e
della famiglia.
Si apre quest’anno la riflessione sul secondo gruppo di comandamenti,
comprendenti le cinque fondamentali prescrizioni, formulate in modo negativo,
per la salvaguardia della vita individuale, pubblica e sociale, a partire
dalla proibizione dell’omicidio e fino alla condanna del desiderio di possedere
la moglie, i beni e la casa del prossimo. Questa distinzione tra i comandamenti
di carattere teologale e quelli di ordine sociale, corrispondenti per
così dire alle due tavole dell’unica alleanza, si presenta nel libro del Levitico
(capp. 17-19) e del Deuteronomio (capp. 5-6); entrambe le serie dei precetti
trovano la loro radice e unità profonda nella santità di Dio, che il popolo è
chiamato a imitare: «Siate santi, perché io, il Signore, vostro Dio, sono
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GIORNATA PER L’APPROFONDIMENTO E LO SVILUPPO DEL DIALOGO TRA CATTOLICI ED EBREI
santo» (Levitico 19, 2), e la loro sintesi si realizza nell’amore di Dio e del
prossimo proclamato nello Shemà (Deuteronomio 6, 9 e Levitico 19, 34) e
confermato da Gesù nel Vangelo (Marco 12, 28-34).
La ricchissima tradizione religiosa ebraica, sviluppatasi durante più di tre
millenni sulle radici bibliche, offre un prezioso contributo alla Giornata
della Cei, proponendo molti spunti e suggerimenti che i cattolici potranno
approfondire sia nelle comunità cristiane, sia in collaborazione con le comunità
ebraiche. Ci sarà di prezioso insegnamento il ricordare che, così come
san Tommaso d’Aquino nella Summa, altrettanto Mosè Maimonide è stato
nella tradizione ebraica il massimo assertore della necessità di coniugare
armonicamente fede e ragione mostrando la ragionevolezza dei Coman da -
men ti divini. Il pensiero contemporaneo, sia religioso sia laico, ha esso pure
contribuito non poco ad approfondire alcuni aspetti particolari dei comandamenti,
arricchendoli di accenti nuovi nei confronti della difesa delle
donne e dei bambini, dei malati e dei poveri, sviluppando l’attenzione a
temi come l’ecologia e la protezione di tutti gli esseri viventi, l’impegno per
la pace e la non-violenza, interpretando una sensibilità già ben radicata nell’ebraismo.
Su queste tematiche il dialogo ebraico-cristiano contemporaneo
potrà perciò offrire più di uno spunto per un più ampio dialogo che potrà
coinvolgere anzitutto i fedeli dell’islam, ma anche credenti di altre religioni
e uomini di buona volontà. Un tema particolare e specifico da approfondire
durante la Giornata potrà essere quello del senso del comandamento
“Non uccidere”, dopo Auschwitz e dopo la Shoà.
La Giornata potrà a livello locale arricchirsi con altri temi e assumere
ulteriore slancio, prendendo in considerazione i risultati dei molti incontri
di dialogo e collaborazione che si sono più di recente susseguiti sia in Italia
sia a livello internazionale, specialmente ad opera delle Commissioni miste
ebraico-cattoliche, alle quali partecipano ufficialmente delegati e esperti
delle due comunità di fede. Tra questi ultimi incontri, una di tali Com mis -
sioni bilaterali si è in particolare occupata del tema della sacralità della vita,
applicandone il principio al caso delicatissimo del momento estremo della
vita umana: «Noi affermiamo i principi delle nostre rispettive tradizioni religiose
secondo le quali Dio è il Creatore e Signore di ogni vita, e la vita uma -
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GIORNATA PER L’APPROFONDIMENTO E LO SVILUPPO DEL DIALOGO TRA CATTOLICI ED EBREI
na è sacra perché, proprio come insegna la Bibbia, la persona umana è creata
secondo l’immagine divina (cf. Genesi 1, 26-27). Per il fatto che la vita è
un dono divino da rispettare e preservare, noi ripudiamo decisamente l’idea
di un dominio umano sulla vita, e del diritto di decidere del suo valore o del -
la sua durata da parte di qualsiasi persona o gruppo umano. Con se guen te -
men te ripudiamo il concetto di eutanasia attiva (il cosiddetto mercy killing)
in quanto illegittima pretesa dell’uomo sull’esclusiva autorità divina nel de -
ter minare il momento della morte della persona umana» (Commissione bi -
la terale delle Delegazioni della Commissione della Santa Sede per i rapporti
religiosi con l’Ebraismo e del Gran Rabbinato d’Israele per i rapporti con
la Chiesa cattolica, Roma, 2006).
Con fiducia affidiamo ai credenti delle nostre comunità le riflessioni che
seguono, perché diventino un seme fecondo di crescita umana e spirituale,
fonte di una maggiore conoscenza e intesa tra cattolici ed ebrei, che annunzino
insieme al mondo, mediante la loro fraternità e la loro testimonianza,
la permanente validità universale della parola di Dio «Non uccidere!».
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GIORNATA PER L’APPROFONDIMENTO E LO SVILUPPO DEL DIALOGO TRA CATTOLICI ED EBREI
MANSUETO BIANCHI
Presidente della Commissione Episcopale
per l’Ecumenismo e il Dialogo della CEI
ELIA ENRICO RICHETTI
Presidente
dell’Assemblea dei Rabbini d’Italia
«NON COMMETTERAI ASSASSINIO»
Il sesto Comandamento (quinto secondo la tradizione cattolica) non va
semplicemente inteso come affermazione puramente razionale e astratta, ma
va chiaramente mantenuto in collegamento organico con Dio, con il mon -
do creato da Lui nella bontà e nell’armonia, per un’alleanza universale di
pace con l’intera umanità, orientata all’alleanza con Israele. È quanto di -
chia ra l’insegnamento rabbinico:
«Chi fa perire un solo uomo è come se facesse perire il mondo intero.
Ciò vale anche riguardo a Caino che uccise Abele, suo fratello,
secondo quanto è scritto: “La voce del sangue di tuo fratello grida a
me dal suolo” (Genesi 4, 10). Sebbene versò il sangue (ebraico: dam)
di una sola persona, il testo usa il plurale (damaym). Ciò vuol dire che
il sangue dei figli di Abele, quello dei suoi nipoti e di tutti i discendenti
che sarebbero nati da lui sino alla fine dei tempi, gridavano
davanti al Santo, Benedetto sia. Dunque la vita di un solo uomo equivale
all’opera di tutta la creazione » (Avoth di Rabbi Nathan, 31, 1).1
A partire dal delitto di Caino, dunque, il crimine dell’assassinio apparirà
sempre come un fratricidio che, privando del sangue un proprio consanguineo,
viola contemporaneamente la propria stessa vita, la profana e la
distrugge. Anche la successiva ripetizione del comandamento, quando Dio
rinnova un’alleanza con Noè dopo il diluvio (Genesi 9, 8-17), ne sottolinea
l’universalità senza eccezioni. Il grande comandamento Non uccidere, mentre
difende il valore supremo dell’esistenza, invita a riflettere sul fondamentale
valore della vita umana in tutti i suoi molteplici aspetti individuali e
sociali, inducendo a un confronto con le scelte della violenza o della pace,
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GIORNATA PER L’APPROFONDIMENTO E LO SVILUPPO DEL DIALOGO TRA CATTOLICI ED EBREI
1 A. SCOLA, Non uccidere, Il Mulino, Bologna 2011, p. 9 e p. 60 nota 1.
senza ignorare il male del razzismo, dell’antisemitismo e della Shoà, nell’orizzonte
di una speranza di Shalom completo per Israele e per il mondo.
Nella sua essenza questo comandamento divino contiene ed esprime un
appello al rispetto e all’amore del prossimo, che i comandamenti successivi
renderanno esplicito, applicandolo al retto comportamento nei riguardi del
matrimonio, della proprietà altrui, della veridicità della testimonianza, della
volontà e dei desideri. I precetti noachici contengono già il seme di un’etica
universale, che ben presto all’interno della società si delineerà in forme
specifiche in difesa dell’orfano, dello straniero e della vedova, con l’obbligo
di istituire tribunali che giudichino con giustizia sull’esempio del giusto giudizio
divino: «Il Signore vostro Dio [...] non usa parzialità e non accetta
regali, rende giustizia all’orfano e alla vedova, ama il forestiero e gli dà pane
e vestito. Amate dunque il forestiero, perché anche voi foste forestieri nella
terra d’Egitto» (Deuteronomio 10, 17-19). Già da questa esemplificazione
biblica emergono chiare tre linee di difesa dei diritti e della dignità dell’infanzia,
della donna e dell’immigrato, di viva attualità ancor oggi nella società
contemporanea, accanto alla tutela dei malati, anziani, poveri, di cui si
preoccupa l’insegnamento della Torà e dei Profeti.
L’appello divino alla moralità degli atti umani, secondo l’indicazione dei
Comandamenti, esprime una vocazione di santità e di responsabilità rivolta
ad ogni persona. Come insegna Abraham Joshua Heschel, gli atti morali
«hanno anzitutto per fine di trasformare l’anima. Ancor prima che a Israele
fosse insegnato attraverso i Dieci Comandamenti ciò che doveva fare, gli fu
detto che cosa doveva essere: un popolo santo. Compiere atti di santità significa
far propria la santità degli atti. Dobbiamo imparare a essere tutt’uno con
ciò che facciamo».2 Dio ha offerto all’uomo la libertà, e spartirà con noi
l’uso che ne faremo, poiché «l’uomo è responsabile delle sue azioni, e Dio a
sua volta è responsabile della responsabilità dell’uomo. Colui che dà la vita
deve dare anche la legge. Egli partecipa alla nostra responsabilità, e attende
di penetrare nelle nostre azioni mediante la nostra lealtà alla sua legge. Egli
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GIORNATA PER L’APPROFONDIMENTO E LO SVILUPPO DEL DIALOGO TRA CATTOLICI ED EBREI
2 A. J. HESCHEL, Dio alla ricerca dell’uomo, Borla, Torino, 1969, p. 334.
può diventare il compagno delle nostre azioni. Dio e l’uomo hanno un compito
in comune ed anche una reciproca responsabilità. Quello che è in gioco
è il significato della creazione di Dio, non solo il significato dell’esistenza
dell’uomo. La religione non concerne l’uomo soltanto: al contrario, essa è
un’istanza di Dio e una rivendicazione dell’uomo. La religione esprime un
compito da svolgere nell’ambito del mondo dell’uomo, ma i suoi fini vanno
molto più in là. Perciò la Bibbia ha proclamato la legge, non solo per l’uomo,
ma, nello stesso tempo, per l’uomo e per Dio. Sì, tu sei colui che fa risplendere
la mia lampada (Salmo 18, 29). “Il Signore disse all’uomo: la tua lampada
è nelle mie mani e la mia è nelle tue mani. La tua lampada è nella mia,
come è detto: Lo spirito dell’uomo è una lucerna del Signore (Proverbi 20, 27).
La mia lampada è nelle tue mani, per accendere la lampada eterna. Il Si gno -
re disse: Se accendi la mia lampada, io accenderò la tua” (Levitico Rabbah
31, 4)».3
Emanuel Levinas approfondisce questa meditazione escheliana cogliendo
nel volto dell’altro l’appello etico supremo, infinito e universale, contro
l’omicidio e in difesa dei più deboli: «penso che nella responsabilità per gli
altri vi è in ultima analisi responsabilità della morte dell’altro [...] Il timore
della morte dell’altro è certamente alla base della responsabilità per lui. [...]
Il “tu non ucciderai” è la prima parola del volto. Ora, questo è un ordine.
Nell’apparizione del volto c’è un comandamento, come se mi parlasse un
maestro. Tuttavia, al tempo stesso, il volto d’altri è spoglio; è il povero per
il quale io posso tutto e al quale debbo tutto. E io, chiunque sia, ma in quanto
“prima persona” sono colui che ha delle risorse per rispondere all’appello
».4 Il volto del povero, dell’orfano, della vedova, è un volto che interpella
e comanda, invoca e giudica, fondandosi su un Altro che è un Giudice,
un Infinito garante delle dignità della persona, nel cui volto Egli traspare.
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GIORNATA PER L’APPROFONDIMENTO E LO SVILUPPO DEL DIALOGO TRA CATTOLICI ED EBREI
3 ID., ibid., p. 309.
4 E. LEVINAS, Etica e infinito, Città Nuova, Roma, 1984, pp. 130. 103.
TESTI BIBLICI
Genesi 4, 1-16
Adamo conobbe Eva sua moglie, che concepì e partorì Caino e disse:
“Ho acquistato un uomo grazie al Signore”. Poi partorì ancora Abele, suo
fratello. Ora Abele era pastore di greggi, mentre Caino era lavoratore del
suolo. Trascorso del tempo, Caino presentò frutti del suolo come offerta al
Signore, mentre Abele presentò a sua volta primogeniti del suo gregge e il
loro grasso. Il Signore gradì Abele e la sua offerta, ma non gradì Caino e la
sua offerta. Caino ne fu molto irritato e il suo volto era abbattuto. Il Signore
disse allora a Caino: “Perché sei irritato e perché è abbattuto il tuo volto?
Se agisci bene, non dovresti forse tenerlo alto? Ma se non agisci bene, il peccato
è accovacciato alla tua porta; verso di te è il suo istinto, e tu lo dominerai”.
Caino parlò al fratello Abele. Mentre erano in campagna, Caino alzò
la mano contro il fratello Abele e lo uccise. Allora il Signore disse a Caino:
“Dov‘è Abele, tuo fratello?”. Egli rispose: “Non lo so. Sono forse io il custode
di mio fratello?”. Riprese: “Che hai fatto? La voce del sangue di tuo fratello
grida a me dal suolo! Ora sii maledetto, lontano dal suolo che ha aperto
la bocca per ricevere il sangue di tuo fratello dalla tua mano. Quando
lavorerai il suolo, esso non ti darà più i suoi prodotti: ramingo e fuggiasco
sarai sulla terra”. Disse Caino al Signore: “Troppo grande è la mia colpa per
ottenere perdono. Ecco, tu mi scacci oggi da questo suolo e dovrò nascondermi
lontano da te; io sarò ramingo e fuggiasco sulla terra e chiunque mi
incontrerà mi ucciderà”. Ma il Signore gli disse: “Ebbene, chiunque ucciderà
Caino subirà la vendetta sette volte!”. Il Signore impose a Caino un
segno, perché nessuno, incontrandolo, lo colpisse. Caino si allontanò dal
Signore e abitò nella regione di Nod, a oriente di Eden.
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GIORNATA PER L’APPROFONDIMENTO E LO SVILUPPO DEL DIALOGO TRA CATTOLICI ED EBREI
Proverbi 28, 14-28
Beato l’uomo che sempre teme,
ma chi indurisce il cuore cadrà nel male.
Leone ruggente e orso affamato,
tale è un cattivo governatore su un popolo povero.
Un principe privo di senno moltiplica le angherie,
ma chi odia il lucro prolungherà i suoi giorni.
Un uomo che è perseguito per omicidio
fuggirà fino alla tomba: non lo si trattenga!
Chi procede con rettitudine sarà salvato,
chi va per vie tortuose cadrà all’improvviso.
Chi coltiva la sua terra si sazia di pane,
chi insegue chimere si sazia di miseria.
L’uomo leale sarà colmo di benedizioni,
chi ha fretta di arricchirsi non sarà esente da colpa.
Non è bene essere parziali,
ma per un tozzo di pane si può prevaricare.
L’avaro è impaziente di arricchire,
ma non pensa che gli piomberà addosso la miseria.
Chi corregge un altro troverà alla fine più favore
di chi ha una lingua adulatrice.
Chi deruba il padre o la madre e dice: “Non è peccato”,
è simile a un assassino.
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GIORNATA PER L’APPROFONDIMENTO E LO SVILUPPO DEL DIALOGO TRA CATTOLICI ED EBREI
L’avido suscita litigi,
ma chi confida nel Signore sarà arricchito.
Chi confida nel suo senno è uno stolto,
chi cammina nella saggezza sarà salvato.
Per chi dona al povero non c’è indigenza,
ma chi chiude gli occhi avrà grandi maledizioni.
Se prevalgono i malvagi, tutti si nascondono;
se essi periscono, dominano i giusti.
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GIORNATA PER L’APPROFONDIMENTO E LO SVILUPPO DEL DIALOGO TRA CATTOLICI ED EBREI
PREGHIERE D’INTERCESSIONE
Benedetto sei Tu, Signore Dio nostro, Re del mondo,
che con imperscrutabile amore hai scelto Israele tra le genti
come testimone del Dio Uno ed Unico:
– perché, accogliendo il dono di questa sua testimonianza, possiamo crescere
nella fede, preghiamo…
– perché l’insegnamento religioso, la catechesi e la predicazione, favoriscano
una conoscenza più approfondita della tradizione ebraica vivente, ed
educhino alla comprensione e al dialogo, preghiamo…
– perché nella lotta contro ogni forma di idolatria possiamo adempiere, in
sincera amicizia con i fratelli ebrei, il servizio comune verso l’intera umanità,
al fine che si manifesti nella storia la volontà di Dio, preghiamo…
– perché si accrescano in tutti la consapevolezza che la vita umana è sacra,
il senso della reverenza verso la vita nascente, il rispetto e la cura verso i
bambini, i malati, i bisognosi, preghiamo…
– perché il nostro mondo, che grazie al progresso ha saputo allungare la vita
umana, non dimentichi il valore della vita di chi è avanti negli anni, e gli
anziani siano circondati di rispetto e solidarietà, preghiamo…
– perché siamo vigilanti e risoluti nel condannare e nell’eliminare ogni
forma di violenza, in particolare di antigiudaismo, di antisemitismo e di
razzismo, per collaborare secondo giustizia all’edificazione della pace, preghiamo…
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GIORNATA PER L’APPROFONDIMENTO E LO SVILUPPO DEL DIALOGO TRA CATTOLICI ED EBREI
Preghiamo per la pace
Il Nostro Dio che è nel cielo, il Signore della Pace,
avrà pietà e misericordia di noi
e di tutti i popoli della terra che implorano la Sua misericordia,
la Sua pietà, domandando la pace, perseguendo la pace.
Il Nostro Dio che è nel Cielo
dia a noi la forza di agire, di operare e di vivere
fino a che si manifesti su di noi lo spirito dell’alto,
e il deserto diventi un vigneto, e il vigneto sia considerato un bosco.
E la giustizia avrà sede nel deserto
e la carità avrà dimora nel vigneto.
E l’opera della giustizia produrrà pace,
e il lavoro della giustizia produrrà tranquillità e sicurezza per sempre.
E il mio popolo dimorerà in ambiente di pace,
in dimore sicure e in luoghi di riposo tranquilli.
Ed allora, o Signore Dio nostro e Dio dei nostri padri,
fa’ che si realizzi per noi e per tutto il mondo
quello che ci hai promesso per mezzo del Profeta Michea:
“E avverrà in futuro che il monte della casa del Signore
sarà saldo al di sopra di tutti gli altri monti
e più elevato di tutte le colline,
e a lui affluiranno tutti i popoli.
Si muoveranno molte nazioni dicendo:
Su, saliamo al monte del Signore e alla casa del Dio di Giacobbe,
un modo che ci ammaestri intorno alle Sue strade
e noi possiamo procedere nelle Sue vie.
Allora da Sion uscirà l’ammaestramento
e da Gerusalemme la parola divina.
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GIORNATA PER L’APPROFONDIMENTO E LO SVILUPPO DEL DIALOGO TRA CATTOLICI ED EBREI
Egli giudicherà tutti i numerosi popoli,
ammaestrerà le più potenti e remote nazioni,
tanto che spezzeranno le loro spade per farne delle vanghe
e le loro lance per farne delle falci;
nessuna nazione alzerà più la spada contro un’altra
e non impareranno più l’arte della guerra.
Ciascuno sederà sotto la propria vite
e sotto il proprio fico senza timore alcuno.
E’ la bocca del Signore Tsevaoth che ha parlato”.
O Signore che sei nel cielo, dai pace alla terra,
dai benessere al mondo, poni la tranquillità nelle nostre dimore.
E diciamo AMEN!
(Preghiera ebraica recitata da Elio Toaff alla Giornata mondiale di preghiera
per la pace ad Assisi, il 27 ottobre 1986)
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GIORNATA PER L’APPROFONDIMENTO E LO SVILUPPO DEL DIALOGO TRA CATTOLICI ED EBREI
SCHEMA DI CELEBRAZIONE5
Vayyiqra-Levitico 19, 1-2. 15-18. 33-37
Il Signore disse ancora a Mosè:
“Parla a tutta la comunità degli Israeliti e ordina loro: Siate santi, perché
io, il Signore, Dio vostro, sono santo.
Non commetterete ingiustizia in giudizio; non tratterai con parzialità il
povero, né userai preferenze verso il potente; ma giudicherai il tuo prossimo
con giustizia.
Non andrai in giro a spargere calunnie fra il tuo popolo né coopererai
alla morte del tuo prossimo. Io sono il Signore.
Non coverai nel tuo cuore odio contro il tuo fratello; rimprovera apertamente
il tuo prossimo, così non ti caricherai d’un peccato per lui.
Non ti vendicherai e non serberai rancore contro i figli del tuo popolo,
ma amerai il tuo prossimo come te stesso.
Io sono il Signore.
Quando un forestiero dimorerà presso di voi nel vostro paese, non gli
farete torto.
Il forestiero dimorante fra di voi lo tratterete come colui che è nato fra
di voi; tu l’amerai come te stesso perché anche voi siete stati forestieri nel
paese d’Egitto.
Io sono il Signore, vostro Dio.
Non commetterete ingiustizie nei giudizi, nelle misure di lunghezza, nei
pesi o nelle misure di capacità.
Avrete bilance giuste, pesi giusti, efa giusto, hin giusto.
Io sono il Signore, vostro Dio, che vi ho fatti uscire dal paese d’Egitto.
Osserverete dunque tutte le mie leggi e tutte le mie prescrizioni e le metterete
in pratica.
Io sono il Signore”.
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GIORNATA PER L’APPROFONDIMENTO E LO SVILUPPO DEL DIALOGO TRA CATTOLICI ED EBREI
5 Questo schema potrà essere utilizzato in tutto o in parte per diversi momenti celebrativi
tra cristiani (lodi, vesperi, liturgia della Parola, Eucaristia).
BENEDIZIONE “AHAVÀ”
Con amore grande ci hai amati, Signore nostro Dio, e con misericordia grande e
sovrabbondante hai avuto pietà di noi.
Padre nostro, nostro re, per riguardo ai nostri padri che ebbero fede in te e ai quali
insegnasti precetti di vita, fai grazia anche a noi e istruiscici.
Padre nostro, Padre misericordioso e compassionevole, abbi misericordia di noi e
concedi al nostro cuore di capire e di discernere, di ascoltare, di studiare e di insegnare,
di custodire, di mettere in pratica e di compiere con amore tutte le parole
che ci insegna la tua Torà.
Illumina i nostri occhi con la tua Torà, fai aderire il nostro cuore ai tuoi precetti e
unifica il nostro cuore perché ami e tema il tuo Nome, così che non siamo confusi
in eterno.
Poiché confidiamo nel tuo santo Nome, grande e onorato, esulteremo e gioiremo
per la tua salvezza.
Benedetto sei Tu, Signore, nostro Dio, che hai scelto il tuo popolo Israele con
amore.
RECITA DELLO SHEMÀ
Ascolta, Israele, il Signore è il nostro Dio, il Signore è Uno.
E amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima
e con tutte le tue forze. Queste parole che Io oggi ti comando saranno sul
tuo cuore; le ripeterai ai tuoi figli e ne parlerai quando sarai seduto nella tua
casa, quando camminerai per via, quando ti coricherai e quando ti alzerai.
Le legherai alla tua mano come un segno e saranno come frontali tra i tuoi
occhi, le scriverai sugli stipiti della tua casa e sulle tue porte.
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GIORNATA PER L’APPROFONDIMENTO E LO SVILUPPO DEL DIALOGO TRA CATTOLICI ED EBREI
Salmo 120 (119)
Canto delle salite.
Nella mia angoscia ho gridato al Signore
ed egli mi ha risposto.
Signore, libera la mia vita
dalle labbra bugiarde,
dalla lingua ingannatrice.
Che cosa ti darà,
come ti ripagherà,
o lingua ingannatrice?
Frecce acute di un prode
con braci ardenti di ginestra!
Ahimè, io abito straniero in Mesec,
dimoro fra le tende di Kedar!
Troppo tempo ho abitato
con chi detesta la pace.
Io sono per la pace,
ma essi, appena parlo,
sono per la guerra.
LUCA 6, 27-38
“Ma a voi che ascoltate, io dico: amate i vostri nemici, fate del bene a
quelli che vi odiano, benedite coloro che vi maledicono, pregate per coloro
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GIORNATA PER L’APPROFONDIMENTO E LO SVILUPPO DEL DIALOGO TRA CATTOLICI ED EBREI
che vi trattano male. A chi ti percuote sulla guancia, offri anche l’altra; a
chi ti strappa il mantello, non rifiutare neanche la tunica. Da’ a chiunque ti
chiede, e a chi prende le cose tue, non chiederle indietro.
E come volete che gli uomini facciano a voi, così anche voi fate a loro.
Se amate quelli che vi amano, quale gratitudine vi è dovuta? Anche i peccatori
amano quelli che li amano.
E se fate del bene a coloro che fanno del bene a voi, quale gratitudine vi
è dovuta? Anche i peccatori fanno lo stesso.
E se prestate a coloro da cui sperate ricevere, quale gratitudine vi è dovuta?
Anche i peccatori concedono prestiti ai peccatori per riceverne altrettanto.
Amate invece i vostri nemici, fate del bene e prestate senza sperarne
nulla, e la vostra ricompensa sarà grande e sarete figli dell’Altissimo, perché
egli è benevolo verso gli ingrati e i malvagi.
Siate misericordiosi, come il Padre vostro è misericordioso.
Non giudicate e non sarete giudicati; non condannate e non sarete condannati;
perdonate e sarete perdonati. Date e vi sarà dato: una misura
buona, pigiata, colma e traboccante vi sarà versata nel grembo, perché con
la misura con la quale misurate, sarà misurato a voi in cambio”.
PREGHIERE D’INTERCESSIONE (si veda la precedente Sezione)
BENEDIZIONE DEI KOHANIM (Numeri 6, 24-26)
Ti benedica il Signore e ti custodisca.
Amen.
Faccia risplendere il Signore il suo volto su di te e ti conceda grazia.
Amen.
Rivolga il Signore il suo volto verso di te e ti dia pace.
Amen.
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GIORNATA PER L’APPROFONDIMENTO E LO SVILUPPO DEL DIALOGO TRA CATTOLICI ED EBREI
SUGGERIMENTI ESEGETICI
Tutta la Torà, data a Israele al Sinai, esprime le condizioni dell’Alleanza
fra Dio e il Suo popolo, cosicché possa imitare la santità del Signore, Uno e
Benedetto. La stretta corrispondenza tra il Santo e i suoi precetti di santificazione
emerge con evidenza nelle “Dieci Parole” o Decalogo: in particolare
se esaminiamo la prima Parola e la sesta, secondo il più antico Midrash
sull’Esodo, frutto maturo della tradizione rabbinica, vi si esprime qui con
molta forza il parallelo tra il primo e il sesto Comandamento:
«In che modo furono scritte le Dieci Parole? Cinque su una tavola,
e cinque sull’altra. Su una tavola stava scritto: Io sono il Signore tuo
Dio e sulla tavola di fronte: Non uccidere. Questo insegna che chiunque
sparge sangue umano, la Scrittura gliene chiede conto come se
sminuisse l’immagine del Re. Si può infatti paragonare ad un re di
carne e sangue il quale, avendo assunto il governo di una provincia,
fece disporre ovunque il proprio ritratto, costruendosi delle statue e
coniando monete con la propria effigie. Dopo un certo tempo, però,
i sudditi rovesciarono i suoi ritratti, frantumarono le sue statue, soppressero
le sue monete: sminuirono l’immagine del re. Così, chiunque
sparge sangue umano, la Scrittura gliene chiede conto come se
sminuisse l’immagine del Re. Come sta scritto: Chi sparge il sangue
dell’uomo, dall’uomo il suo sangue sarà sparso, perché a immagine di Dio
Egli fece l’uomo (Genesi 9, 6)».6
Se prendiamo in considerazione il verbo ebraico che esprime la proibizione
di “uccidere” (ra¯sah xcd), osserviamo che tale radicale sta ad indicare
l’uccisione violenta di una persona umana, quindi propriamente l’omicidio
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6 Il dono della Torah. Commento al decalogo di Es. 20 nella Mekilta di r. Ishmael, a cura di
A. MELLO, Città Nuova, Roma, 1982, p. 99.
intenzionale o assassinio, entro l’orizzonte della coscienza religiosa del popolo
cui è data da Dio in eredità la Terra d’Israele; si tratta di un’azione colpevole
di israeliti, residenti o forestieri nella terra, escludendo i casi di guerra,
legittima difesa o punizione di crimini, e di suicidio.7 La consapevolezza e la
condanna di delitti particolarmente riprovevoli è espressa dai profeti nella
consueta serie ternaria dei crimini di assassinare – rubare – commettere
adulterio (Osea 4, 2; Geremia 7, 9); episodi esecrandi e vergognosi come l’assassinio
dei viandanti sulla via di Sichem da parte di un gruppo di sacerdoti
(Osea 6, 9) o l’“infamia di Gabaa” conclusa con la morte per stupro della
moglie di un levita (Giudici 20, 4), possono farci comprendere meglio la gravità
della colpa e il senso della proibizione divina.
Il ripetuto appello dei profeti in difesa dell’orfano, del povero, dello straniero,
della vedova, dell’equità sociale (si vedano ad esempio: Isaia 1, 23;
Geremia 5, 26-31; Ezechiele 18, 1-18), ci fa riflettere sul fatto che la morte
fisica può essere inflitta anche con mezzi molto diversi, in quanto le vittime
di soprusi, abusi e violenze efferate, ne subiscono le conseguenze sociali che
possono giungere a minare radicalmente la loro stessa esistenza. Per tutti
questi motivi egualmente importante secondo la Scrittura è anche il necessario
intervento della legislazione umana, con l’istituzione e l’opera dei tribunali,
che regolano le normative sul diritto d’asilo nelle “città rifugio”
(Deuteronomio 19, 1 – 21, 23), e determinano l’eventuale maggiore o minore
colpevolezza e punizione dei responsabili a seconda di circostanze preterintenzionali.
La tradizione rabbinica è molto attenta a circoscrivere e limitare
i casi di condanne a morte da parte di un tribunale, e l’ebraismo nutre
forte ripugnanza per la pena di morte:
«Secondo la Mishnah (Makkoth I, 8) e il Talmud babilonese
(Makkoth 7a), un tribunale che emetta una sentenza di morte nel
corso di sette anni è definito un tribunale portato ad affliggere sofferenza,
cioè crudele. Secondo Rabbì Elazar ben ‘Azzariah, anche una
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7 Cfr. F.-L. HOSSFELD, alla voce xcd ra¯ sah, in Grande Lessico dell’Antico Testamento, vol. 8,
Paideia, Brescia, 2008, coll. 588-602.
sola sentenza nel corso di settant’anni. Rabbi Tarfon e Rabbi Aqivah
affermavano: “Se noi fossimo stati membri di un Tribunale, nessuno
sarebbe mai stato condannato a morte”. Obiettò Rabban Shim῾on
ben Gamliel: “[procedendo in questo modo] si incrementa lo spargimento
di sangue in Israele”».8
Un caso particolare può essere considerato quella della cosiddetta “Legge
del taglione”: «Occhio per occhio, dente per dente, mano per mano, piede
per piede» (Esodo 21, 24); a questo proposito Rashi di Troyes, il massimo
esegeta ebreo medievale e forse di tutti i tempi, spiega così:
«Occhio per occhio – Qualora avesse accecato l’occhio del suo
prossimo, gli risarcirebbe l’occhio valutando quanto questa persona
varrebbe al mercato degli schiavi, tenendo conto di quella menomazione.
Analogamente per tutti gli altri casi. Non s’intende che si deve
privarlo a sua volta dell’organo menomato. Così hanno spiegato i
nostri Maestri nell’ottavo capitolo di Baba Qama (Talmud babilonese,
83b)».9
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8 G. LARAS, Onora il padre e la madre, Il Mulino, Bologna, p. 44 e p. 80 nota 29.
9 RASHI DI TROYES, Commento all’Esodo, a cura di S. J. SIERRA, («Ascolta, Israele!», Com -
men ti alle Scritture delle tradizioni ebraica e cristiana, 5), Marietti, Genova, 1988, p. 186.
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SOMMARIO
Presentazione . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . pag. 3
«Non commetterai assassinio». . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 7
Testi biblici . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 10
Preghiere d’intercessione . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 13
Schema di celebrazione . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 16
Suggerimenti esegetici . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 20

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